Essere, Avere, Ottenere

Perché?

     Non ne abbiamo mai abbastanza, non impariamo a sufficienza, non vogliamo accontentarci delle lusinghe terrene.

     Qualcosa nel nostro animo insinua dentro di noi il seme dell’avere e non dell’essere, convinti come siamo che le strumentalizzazioni terrene siano al di sopra dell’appagamento morale, eppure abbiamo tutti i presupposti affinché ci si possa sentire sazi di quanto abbiamo. Impossibile (o possibile!) non rendersi conto che la pace interiore si ottiene con la pace dell’ego ed allo stesso tempo l’ego si appaga per quanto stiamo bene e ci sentiamo bene.

 

     La volontà prima di tutto, volontà nel districarsi attraverso le avversità della vita, che non è solo rose e fiori, ma innanzitutto è sacrificio, volontà nel volersi distinguersi ad ogni costo e con ogni mezzo, salvo poi non essere soddisfatti comunque e sentirsi in ansia, quando non anche o persino depressi benché si sia raggiunto un obiettivo.

     Perché?

     Per quale mistero la nostra mente ci spinge a prevaricare sugli altri invece di provare a convivere con serenità insieme agli altri, quale strano meccanismo ci induce a soggiogare altre menti ai nostri voleri o alle nostre decisioni; definire situazioni del genere è alquanto utopistico,  qualcuno ipotizza che è la nostra stessa

condizione di essere viventi che ci porta a prevaricare, ad essere “un capo”, ad essere un punto di riferimento per gli altri, altri invece, molto più semplicemente arguiscono che l’animo umano non si accontenta ed ha bisogno di spinte e di sfide continue; buone tutte e due, il retaggio che ci portiamo dietro dai tempi che furono, per istinto o per volontà, determina la continua ricerca di essere sempre al di sopra della circostanza, vogliamo avere ragione, vogliamo che le nostre idee siano le migliori, vogliamo essere al centro delle attenzioni quando pure acclamati “ a furor di popolo”.

     Altre spiegazioni ci sono, certamente, se ne può parlare all’infinito, tanto è una disquisizione meramente letterale, nessuno pensa o bada più alla sostanza, tutti sono presi dall’apparenza, dall’avere, dal possedere; e poi il nostro essere subisce un decadimento, un malessere a suo danno che ci condiziona sino a conseguenze a volte peggiori dell’avere stesso.

     Dovremmo armarci di un pizzico di autostima, finalizzata alla convivenza con gli altri ed insieme agli altri, non semplicemente finalizzarla al superamento degli altri a scapito dell’essere altrui, ma mi direte, quanti hanno un essere? Io dico che in fondo ad ognuno di noi (ad alcuni è un po’ più in superficie, per altri bisogna scavare tanto) l’essere c’è, e ne risente quando subisce un torto dalla volontà dell’avere di un altro; adottiamo un criterio molto semplice che ci ripetono da quando siamo nati, ma che nessuno vuole ascoltare: non facciamo ad altri ciò che non si vuole ricevere dagli altri. Non dovrebbe essere così difficile vero?

     Allora perché non provarci e vedere i risultati, resteremmo sorpresi nel constatare quanto ci siamo persi nella nostra vita.

Salve, 09/03/2008

 

Questo sito utilizza i cookie e altre tecnologie per migliorare la tua esperienza e i nostri servizi, analizzando la navigazione nel nostro sito Web. Se continui a navigare significa che accetti di utilizzarli. Per saperne di più

Approvo

Styles

Style1

Style2

Style3

Style4

Style5

Style6

Style7

Style8

Style9

Style10

Style1

Style2

Style3

Style4

Style5

Style6

Style7

Style8

Style9

Style10